Prodotti tradizionali

Castagna o marrone del Partenio


Territorio interessato alla produzione

Il territorio ove si concentra il prodotto abbraccia una vasta area geografica che comprende le zone montuose e collinari del Partenio (400 ettari circa) e del Vallo di Lauro e Baianese (1200 ettari circa). Il territorio coincide quasi interamente con l'area del Parco regionale del Partenio, nel quale insistono comuni delle province di Avellino (in massima parte), Benevento, Caserta e Napoli.

Descrizione

La Castagna (o Marrone) del Partenio identifica i frutti di castagno appartenenti alle varietà presenti nel territorio di produzione sopra descritto e in particolare la Bionda di Mercogliano, il Marrone di Santa Cristina (già inserita nell’elenco dei PAT), il Marroncino di Cervinara, il Marrone di S. Martino, il Marrone di Santo Mango di Pannarano, oltre ad altri biotipi locali di minore importanza, se non per l'impollinazione incrociata. I frutti, allo stato fresco, si presentano di forma rotondeggiante, per lo più asimmetrica, di pezzatura media e colore marrone lucido, con striature scure distanziate tra loro; l'epicarpo, sottile ed aderente al seme,è di colore marrone rossiccio. Il seme è di colore bianco latteo, con solcature superficiali, polpa soda e croccante, sapore mediamente dolce.La castagna/marrone del Partenio viene commercializzata come tale, allo stato fresco, oppure essiccata intera (detta anche "Castagna del Prete"), od anche esseccata sgusciata o pelata intera. Il prodotto viene commercializzato in diversi tipi di confezioni e contenitori,previsti dalle norme in vigore, con pesi variabili in relazione alla destinazione commerciale.

Descrizione delle metodiche di lavorazione

Le tecniche di produzione della Castagna /Marrone del Partenio sono quelle tradizionali in uso in tutto il territorio irpino, dalle tecniche di riproduzione, che prevedono innesti a zufolo o a spacco, alla potatura biennale, che conferisce alla pianta la sua classica forma a volume della chioma, alla pulitura del sottobosco, fino alla raccolta, generalmente eseguita a mano, alla caduta dei ricci (dalla prima alla terza decade di ottobre in relazione all'altitudine e all'esposizione del castagneto), e più recentemente con l'ausilio di raccoglitrici meccaniche. La produzione media annua, nelle buone annate (pre-cinipide) si attesta sui 25-30 quintali ad ettaro. Dopo la raccolta, le castagne subiscono la cosidetta "curatura", una tecnica di idroterapia che dura alcuni giorni (da 7 a 10 giorni) e che serve per eliminare funghi e batteri al fine di assicurare la conservazione dei frutti freschi. L'operazione si svolge in vasche in plastica o alluminio con ricambio dell'acqua ogni 2-3 giorni. Le castagne subiscono anche la sterilizzazione, che serve a liberare i frutti dalle larve dei parassiti, immergendo per 40-50 minuti i frutti in acqua a temperatura di 50°C. Dopo circa un'ora, per consentire la cosidetta stabilizzazione per bloccare le reazioni enzimatiche il prodotto viene posto ad asciugare, con ventilatore naturale o frozata. Per assicurare la conservazione del prodotto, le castagne vengono poste in celle frigorifere a temperature comprese tra 0 e 2°C.

Osservazioni sulla tradizionalità

La presenza della Castagna/Marrone del Partenio nel territorio è datata da secoli,certamente dall'epoca Medievale, quando la coltivaziione e la produzione dei frutti si diffuse intorno ad abbazie e monasteri presenti sul territorio. Scarse, per secoli, sono state le innovazioni introdotte nei castagneti della zona, almeno fino a quando, nel '700, non aumentò la richiesta di castagne da parte delle città limitrofe, quella di Napoli in particolare, che obbligò i produttori ad effettuare le operazioni colturali indispensabili, come la potatura delle piante e la sistemazione dei terreni in pendio. In ogni caso, le operazioni colturali sono sostanzialmente ancora quelle tradizionali e solo alcuni castagneti hanno introdotto pratiche moderne, come la meccanizzazione di alcune lavorazioni, la potatura frequente e regolare, la concimazione, la difesa fitosanitaria. La fase di post-raccolta e di valorizzazione del prodotto è quella che invece ha subito le principali innovazioni compiute, comunque, nel massimo rispetto della sostenibilità del processo produttivo.