Tartufi

Tuber mesentericum Vittadini 1831 (= T. bituminatum Berkeley et Broome 1851)


tuber melanosporum


Il secondo termine del binomio latino deriva dall'aspetto circonvoluto delle vene miceliari presenti interno della gleba, a cui conferiscono un aspetto simile a quello del mesentere (vedi Glossario). Viene comunemente indicato come “tartufo nero ordinario” o “tartufo di Bagnoli” (vedi, tra gli altri, Palenzona et al., 1976). I suoi ascomi hanno forma globosa o subglobosa, spesso reniforme o incavata alla base e diametro variabile da 2 a 10 cm. Il suo peridio è nerastro, con verruche di dimensioni variabili, strettamente appressate e prive di striature trasversali. La gleba è carnosa e consistente ed ha colore marrone o grigio-bruno. Le vene sono chiare e circonvolute e si diramano a partire dalla fossetta basale del carpoforo. Gli aschi sono globosi, peduncolati misurano 82 x 55-68 cm e contengono 1-5 spore ellittiche, brunastre-trasparenti di 38 x 30 cm. L'episporio si presenta fittamente ed irregolarmente alveolato ed è ornato da muri o creste ad andamento irregolare ed altezza variabile tra 3 e 6 cm.

Viene prodotto, in natura, sotto querce, carpino, nocciolo e faggio, sue specie arboree simbionti, su suoli ricchi di calcare, negli stessi ambienti del tartufo uncinato, specialmente a quote elevate. È molto diffuso in Italia e Francia, soprattutto nelle faggete. È considerato tra i tartufi ad aroma più intenso, forte, molto penetrante, che impreziosisce i cibi, in particolare i primi piatti. Per questa sua peculiarità è molto richiesto dall'industria di lavorazione e trasformazione.