a cura di: G. Cristinzio - A. Testa
Anno di pubblicazione: 2006
Nel comparto castanicolo, a livello produttivo, la Campania ha il primato assoluto in Italia, con 28.000 tonnellate circa di castagne prodotte ogni anno. Di queste, ben 16 mila appartengono alle categorie commerciali “marroni” o “castagne di pregio”. L’analisi di questi dati dimostra l’importanza del comparto per l’economia non solo agricola della Campania, anche per l’indotto che esso genera fino all’immissione al consumo. E’ una produzione molto diversificata, quella campana, in quanto accanto al tradizionale mercato del “fresco”, vi è una quota sempre più ampia di prodotto essiccato e di derivati industriali ed artigianali di qualità. Se accanto a questa importanza economica, soprattutto per molte delle aree interne svantaggiate, consideriamo anche la funzione che la coltura del castagno assume nel settore boschivo e più in generale nella tutela e nella conservazione del territorio, ci accorgiamo come essa rappresenti una “risorsa” di importanza strategica per l’intera collettività regionale. Purtroppo, però, la castanicoltura in Campania è connotata ancora da aspetti produttivi e mercantili alquanto contraddittori, sia in relazione alle aree di produzione, che alle attività e capacità imprenditoriali che sono andate consolidandosi sul territorio. A fronte di situazioni di punta, come nel Montellese e nel Serinese, sia per la qualità del prodotto esitato che per le strutture di produzione e commercializzazione esistenti, sussistono realtà produttive che presentano ancora ampi margini di sviluppo e di ammodernamento.
I buoni risultati della politica di valorizzazione e promozione commerciale sostenuta dagli operatori del settore e dalle istituzioni territoriali, che hanno consentito di poter ampliare la commercializzazione del prodotto campano di qualità su molti mercati anche internazionali, non deve far dimenticare i punti di debolezza che ancora permangono nel comparto.
Lo sforzo dell’amministrazione regionale dovrà pertanto concentrarsi soprattutto per rimuovere le cause strutturali che impediscono a molte realtà produttive locali di poter competere sul mercato.
I risultati del POP Campania 1994-99 e dell’applicazione del Reg. 2078/92 e quelli più recenti del POR confortano in tal senso, in quanto vanno nella direzione auspicata e cioè di un ammodernamento complessivo del tessuto produttivo e strutturale del comparto e di una qualificazione del prodotto commercializzato. Accanto all’elevato numero di impianti riconvertiti, va citata anche la strategica diffusione di nuovi impianti di lavorazione e trasformazione del prodotto e il primato assoluto, in Europa, di castagne biologiche.
Ma ancora molto occorre fare per consentire agli operatori della filiera castanicola di poter reggere la sempre più agguerrita concorrenza mondiale. Soprattutto, accanto agli interventi di sostegno pubblico, rimane strategico il ruolo dei servizi di sviluppo agricolo, dagli interventi di formazione professionale e di divulgazione, alla promozione dei sistemi di certificazione del prodotto di qualità, sia esso a 11 Il castagno in Campania marchio DOP/IGP, biologico ed integrato, e soprattutto diviene strategico il collegamento con Istituti di ricerca e le Università per favorire il trasferimento delle innovazioni tecnologiche.
Il presente volume rappresenta il risultato congiunto di uno sforzo che ha visto coinvolti la Regione Campania e gli Istituti di ricerca per informare gli operatori agricoli sull’intera dinamica del comparto, sulle innovazioni tecniche e sulle opportunità che loro vongono offerte dai nuovi scenari nazionali ed internazionali.