“Vedo ovunque nella natura, ad esempio negli alberi, capacità d’espressione e, per così dire, un’anima” Vincent Van Gogh
Anno di pubblicazione: 2009
Scarica il volume (pdf 4.8 Mb)
Scarica la cartina della foresta (pdf 3.8 Mb)
Van Gogh, abituato ad osservare la natura con l’occhio dell’artista, avrebbe senz’altro riconosciuto il gigante di pietra, imprigionato nella roccia a ridosso del litorale di Cuma: è un elefante, animale possente che la natura, seguendo uno dei suoi meravigliosi disegni, ha voluto custodire mimetizzandolo in un’altura, perché esso a sua volta custodisse gli antichi segreti della Selva Gallinaria, descritta e cantata dagli autori romani, per consegnarla intatta a noi.
Se, con le spalle rivolte al mare e alla “tartaruga”, il pregevole frangiflutti ottocentesco in pietra di tufo che segna lo sbocco del Collettore di Cuma, si osserva l’altura di fronte, si riesce facilmente ad individuare nella collinetta la testa di un elefante poggiata a terra, la proboscide abbandonata fra due cavità scavate nella roccia che sembrano gli occhi dell’animale. Questa “scultura naturale” ha tanto stimolato la fantasia degli operatori forestali e dei frequentatori della foresta di Cuma da spingere ad eleggere l’elefante a simbolo della foresta stessa, quasi come un silenzioso custode che, oggi come più di duemila anni fa, guarda verso l’antico approdo dei naviganti.
L’elefante appare quasi come il guardiano del fitto lecceto appartenente alla Foresta di Cuma. Dal tempo dei primi navigatori greci che, seguendo le rotte del commercio marino, approdavano sull’isola di Ischia (l’antica Phitecusa) e sul sito di Cuma, il fascino di questo bosco rigoglioso a ridosso del mare ha esercitato un forte richiamo sugli uomini, tanto che essi decisero di stabilirsi alle sue spalle, subito dietro la striscia retrodunale, nel luogo detto Monte di Cuma, dove gli archeologi riconoscono l’Acropoli dell’euboica KYME, e dove ancora ci si può aggirare fra le antiche vestigia, con la sensazione che le rovine conservino il lungo filo di un legame che il tempo non ha potuto spezzare.
Scendendo dalla stazione della Circumflegrea, o percorrendo il tratto di strada sterrata che conduce all’ingresso della Foresta, non si riesce ancora ad immaginare ciò che si troverà nel bosco: molto più che nei libri, perché gli alberi, gli stagni, la natura tutta insegneranno, concedendosi all’esperienza, cose che nessun maestro potrà insegnare. Per poter vivere un’esperienza davvero indimenticabile, occorre innanzitutto disporsi a camminare, a calpestare lentamente il terreno per sentire, con tutti i sensi, quanto la foresta ha da raccontarci.
Si entra infatti direttamente nel fitto lecceto superstite della più vasta
foresta che, in tempi molto lontani, si estendeva ininterrottamente dal Lago
del Fusaro alla foce del Volturno.
Nel corso dei secoli, l’opera umana la divise in due parti: la Pineta del
Lago Patria, che dal lago appunto giunge fino alla foce del Volturno, e la parte,
purtroppo limitata, che
dal Lago del Fusaro giunge, con qualche interruzione, fino a Licola.
La Foresta, oggi appartenente al Demanio Forestale della Regione Campania, è tuttora
conosciuta con l’originario nome di Selva Gallinaria, attribuitole grazie
alla considerevole presenza nell’antichità della cosiddetta Gallinella
d’acqua (nome scientifico Gallinula Chloropus), un uccello acquatico dal
piumaggio nero che, nutrendosi di insetti e germogli di piante acquatiche, piccoli
pesci, crostacei, molluschi, nidificava negli ambienti della Selva, grazie alla
presenza di zone umide e acquitrini.
Il territorio di Cuma si situa nella più ampia area dei Campi Flegrei
(dal greco flégo, ardo), che si caratterizza per la diffusa esistenza
di fenomeni vulcanici secondari e quindi per la presenza di numerosi crateri
colmati dalle acque e divenuti bacini naturali come i laghi d’Averno, Lucrino
e Fusaro. Percorrendo i sentieri all’interno della foresta, non si può non
rimanere affascinati dalla varietà ambientale presente. Il bosco è quasi
esclusivamente costituito da alberi di leccio, una quercia sempreverde,
mentre l’area di macchia si presenta massimamente eterogenea dal punto
di vista delle specie che la compongono e che la abitano. La costa vicinissima,
le dune, la foresta mediterranea sempreverde costituiscono infatti un importantissimo
ecosistema dal delicato equilibrio, tanto che la spiaggia di Cuma è qualificata
come sito di importanza comunitaria (SIC) ed in quanto tale è sottoposta
ad una particolare disciplina di tutela ambientale.
Conoscere la Foresta di Cuma costituisce una grande occasione per i giovanissimi
e per i meno giovani: si tratta di un’occasione ideale per esplorare la
natura e il territorio in modo diverso, osservare la realtà con occhi
aperti e curiosi, per vivere esperienze uniche e acquisire nuove conoscenze.
L’obiettivo primario che l’Assessorato all’Agricoltura con
il Settore Foreste di Napoli si pone, è quello di suggerire agli appassionati
delle bellezze naturali nuovi percorsi alla scoperta del patrimonio forestale
campano.
Per una buona qualità della vita, possono infatti rivelarsi importanti
alcune attività quali:
Apprendere attraverso l’esperienza, esplorando il territorio e l’ambiente;
Leggere e interpretare il patrimonio ambientale come testimonianza di
civiltà;
Interpretare dati materiali e metterli in relazione;
Sviluppare creatività, manualità e fantasia;
Rispettare il patrimonio ambientale riconoscendolo bene comune.