Dal 7 gennaio al 30 luglio 2021 e con riferimento all’annata agraria 2019-2020, si è svolta la raccolta dei dati del 7° Censimento generale dell’Agricoltura. La rilevazione si è rivolta a tutte le aziende agricole presenti in Italia per fotografare e raccontare il settore agricolo e zootecnico e fornire un quadro informativo statistico sulla sua struttura.
In questa Sezione si riportano i risultati diffusi da Istat che si riferiscono alla classificazione delle aziende in base alla localizzazione del centro aziendale o della sede legale, e sono disponibili fino al livello territoriale di provincia e comune (Tav.2).
Questa in sintesi la fotografia dell’agricoltura della regione:
A ottobre 2020 risultano attive in Campania 79.353 aziende agricole (1.133.023 in Italia) (Tavola 1).
Il calo delle aziende, con riferimento al Censimento del 2010, ha riguardato tutte le regioni, più deciso al Centro-Sud; in Campania si è registrata una diminuzione pari al 42% (-30% in Italia).
La notevole diminuzione del numero di aziende unitamente alla esigua diminuzione delle superfici ha determinato, in termini di superficie utilizzata, un significativo aumento della dimensione media aziendale che passa da 4.0 a 6.3 ettari (da 7,9 a 11,1 ettari il valore in Italia)
La Superficie Totale SAT della regione diminuisce del 2% (-6% in Italia); la Superficie Utilizzata SAU dell’8% (-3% in Italia).
Sostanzialmente invariato l’utilizzo dei terreni agricoli (Tavola 3): oltre la metà della SAU continua a essere coltivata a Seminativi (51%); seguono i Prati permanenti e pascoli (25%) e le Legnose agrarie (23%). In termini di ettari di superficie solo le Foraggere risultano leggermente in aumento rispetto al 2010 (+4,4%), le Legnose e i Seminativi diminuiscono rispettivamente del 25,7% e del 3,3%.
Con riferimento alla superficie a Seminativi, la coltivazione dei Cereali interessa il 39,3% della totale superficie coltivata; alle Foraggere avvicendate se ne destina il 39,8%, alle Ortive solo il 7,8%.
In Campania alle Coltivazioni Legnose è destinata una superficie di poco più di 117 mila ettari (-25,7% rispetto al 2010); l'Olivo è la coltivazione più diffusa (53.681 ettari, il 45,9% della superficie totale, -26,1% nel decennio); i Fruttiferi, che includono frutta fresca, a guscio o a bacche, sono coltivati su una superficie di 44.213 ettari (pari al 37,8% della superficie totale) e hanno fatto registrare una diminuzione del 24,9% rispetto al 2010.
La Vite in Campania, alla data del 7° Censimento, è coltivata su 17.155 ettari (il 14,7% della totale superficie destinata alle legnose) ed ha registrato una contrazione della superficie pari al -26,3% rispetto al 2010, passando da 23.281 a 17.155 ettari coltivati.
Al 1° dicembre 2020 in Campania si contano 13.391 aziende agricole con allevamenti (il 16,9% delle aziende attive) (Tavola4).
Le aziende con bovini, alla stessa data, sono 6.146, con un numero di capi pari a 158.885 unità (-34% del numero di aziende e -13% del numero di capi rispetto al 2010); le aziende con bufalini sono 1.088 con un numero di capi pari a 300.229 unità (-23% il numero di aziende rispetto al precedente Censimento ma con un incremento in capi pari al 15%).
Un significativo cambiamento si registra nella forma di possesso (Tavola 5), sia in termini di aziende che di superfici (coltivata e totale); aumentano i titoli “Solo affitto” e “Proprietà e affitto” e diminuiscono tutti gli altri.
L’agricoltura della regione resta familiare: il 96,8% delle aziende campane hanno la forma giuridica “Imprenditore o azienda individuale o familiare” (il 93,5% in Italia e il 97,6% al Sud) (Tavola 6.1). Se si considerano le Superfici (Tavv. 6.2 e 6.3), la composizione percentuale sopracitata diminuisce (87% il valore per la SAU e 73% per la SAT) e aumentano le forme “Società di persone” e “Società di capitali” per la prima e “Ente o Comune che gestisce le proprietà collettive” per la seconda (il 20% della SAT della regione).
Parlando di giovani (Tavola 7.1), dal 7° Censimento ISTAT emerge come in Campania è ancora limitato,il peso dei giovani tra i capi azienda. Nel 2020, quelli fino a 29 anni rappresentano solo il 2,9% (il 2,1% nel 2010), mentre quelli con età compresa tra 30 e 44 anni sono il 12,5% (il 16,7% nel 2010), mentre capi azienda con età oltre 60 anni ne rappresentano il 54,3% (45,3% nel 2010).
Il titolo di studio (Tavola 7.2) posseduto dai conduttori ha fatto registrare un lieve miglioramento con un aumento di qualche punto percentuale a favore di quelli con titolo di studio ad indirizzo agrario (+2% con diploma o laurea).
Quanto alle attività connesse (Tavola 8), nel decennio 2010-2020 diminuisce il numero di aziende che hanno diversificato l’offerta dedicandosi ad altre attività remunerative. Tra le attività connesse, le più diffuse sono l’agriturismo e le attività non agricole per conto terzi; la prima caratterizza il 39,8% delle aziende con attività connesse (+13,8% rispetto al 2010), la seconda è praticata dal 12,0% del totale aziende con attività connesse (+37% nel decennio).
Gli investimenti (Tavola 9) hanno interessato solo il 6,2% delle aziende attive; il più diffuso è il miglioramento della meccanizzazione dei processi produttivi che ha riguardato il 3,4% del totale aziende con investimenti.