Sia il nome scientifico che uno di quelli volgari, "tartufo nero invernale" derivano dalla maturazione invernale (in latino, brumalis) degli ascocarpi. L'altro nome comune, "trifola nera", è riferito al colore del tartufo. I suoi ascomi hanno forma globosa o subglobosa, diametro di 2-8 cm e odore gradevole di nocciola immatura o, secondo il Vittadini, simile a quello della corteccia della sanguinella (Cornus sanguinea L.). Sono rivestiti da un peridio di colore nerastro-ferruggineo con verruche larghe da 1 a 3 mm alla base, che ha contorno grossolanamente poligonale, e provviste di una sommità generalmente appiattita. Frequentemente, sul peridio è possibile individuare una piccola cavità o zona piatta, dalla quale si dipartono le vene miceliari interne. La sua gleba ha colore grigio-brunastro o grigio-nerastro ed è attraversata da vene biancastre rade e larghe, che, nei punti di confluenza, determinano ampie zone bianche. All'interno delle vene fertili si differenziano aschi globosi e sessili, misuranti 65-90 x 55-65 μm e contenenti 1-6 spore ellittiche, di colore ocraceo e dimensioni inferiori rispetto a quelle degli altri tartufi 18-40 x 15-30 μm, il cui episporio presenta aculei flessuosi, lunghi mediamente 4 μm. Cresce in simbiosi con querce, faggio, cerro, carpino, nocciolo e tiglio sia nei terreni del bianco pregiato, sia in quelli adatti ai tartufi neri e matura durante l'inverno. Nelle tartufaie coltivate questa specie rappresenta un forte competitore del tartufo nero pregiato e tende a sostituirne le micorrize.
Il suo areale di distribuzione comprende la Francia, la Spagna e l'Italia. Ha un buon valore commerciale: infatti i suoi ascomi vengono venduti ad oltre 200 euro/Kg. Per distinguerlo, insieme con la sua var. moschatum, dal tartufo nero pregiato, ci si deve basare sui caratteri seguenti: odore meno gradevole, gleba più chiara percorsa da vene sterili più larghe e, infine, spore più chiare provviste di aculei più lunghi e flessuosi