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Approfondimenti

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Lattuga d'acqua (Pistia stratiotes)

Anno 2011

A cura del Laboratorio Fitopatologico Regionale

Si tratta di una pianta acquatica galleggiante non ancorata al fondo (idrofita natante), originaria delle aree subtropicali di Africa, Asia ed America. Botanicamente è un'erbacea monocotiledone della famiglia della Aracee contraddistinta da foglie spatolate, di colore verde chiaro, di consistenza spugnosa e lunghe fino a 20 cm e che racchiudono fiori piccoli non evidenti. Per il fatto di costituire un vero cespo erbaceo galleggiante alla superficie dell'acqua, la pianta è chiamata comunemente lattuga d'acqua. La parte ipogea, invece, è costituita da un apparato radicale fascicolato non ancorato al substrato lungo fino a 70-80 cm.

Presente in Italia da almeno dieci anni, è stata riscontrata nei territori di Lombardia, Veneto, Emilia Romagna e Toscana. La sua individuazione in Campania risale al 2010. L'areale di diffusione è ubicato nella parte meridionale della pianura del fiume Volturno, in particolare nei territori di Castel volturno, Villa Literno e Giugliano in Campania, lungo il confine tra la provincia di Napoli e quella di Caserta.

Nel nostro Paese la pianta si diffonde rapidamente mediante stoloni che consentono in una sola stagione di formare densi tappeti alla superficie delle acque fino ad una densità di 1000 piante/mq. In rapporto alla dannosità arrecata, la specie è inserita dall’EPPO (European and Mediterranean Plant Protection Organization) in “Alert List”, ossia nell’elenco di specie aliene recentemente introdotte in Europa , a diffusione contenuta, per le quali vanno attuati adeguati programmi di controllo al fine di evitare rischi di ordine fitosanitario.

In relazione alle misure di contenimento da adottare, nelle aree dove la specie ha già determinato danni agli equilibri ecologici (Africa centrale e meridionale, Nuova Zelanda ed Usa) sono state sperimentate con successo tecniche di lotta essenzialmente ecocompatibili, come la rimozione della massa vegetale dalle acque infestate ed il controllo con predatori naturali. La rimozione meccanica è considerata positivamente da applicare su piccole superfici mentre su superfici più ampie, buoni risultati si sono ottenuti con l'utilizzo del fungo antagonista Sclerotinia sclerotiorum ed il coleottero Neohydronomus affinis. L’intervento chimico, infine, con erbicidi è sconsigliato per le evidenti ripercussioni negative sull’ambiente e solo in casi straordinari ci si può ricorrere.

Allo scopo di informare la popolazione campana sulla dannosità di questa specie aliena, è stato pubblicato nel mese di novembre del 2010 un opuscolo didattico predisposto dal Servizio Fitosanitario. L’opuscolo è richiedibile presso le strutture centrali e periferiche del Settore Attività Primaria oppure direttamente presso il Laboratorio Fitopatologico.