Comune di Montefalcone di Val Fortore e comuni del Sannio Beneventano
legume secco, di colore bianco brillante; il seme è di piccole dimensioni (il peso di 100 semi e di circa 150 g); la tipologia è una via di mezzo tra il cannellino ed il tondino.
Il fagiolo bianco di Monfalcone viene coltivato in asciutto, in terreni montani (sopra i 700 m.s.l.); la semina viene effettuata nella prima decade di maggio (quando le condizioni termiche raggiungono valori ottimali per consentire la germinazione); si utilizzano seminatrici pneumatiche che mettono a dimora il seme in solchi; la distanza tra le file è di circa 70 – 80 cm, mentre, l'interfila (spazio tra i semi) viene mantenuta tra i 20–25 cm; in questo modo si ottiene una densità di investimento di circa 5–7 piante per m\q. La tecnica di coltivazione adottata segue i dettami dell'agricoltura integrata; la concimazione viene effettuata in una unica soluzione alla preparazione del terreno per la semina, generalmente si interviene solo con il fosforo; si utilizza perfosfato semplice (250\300 Kg\Ha). Durante il ciclo si effettua una sarchiatura; generalmente non sono necessari trattamenti, in qualche caso, nelle fasi iniziali di sviluppo, si rende necessario effettuare un trattamento contro gli afidi. La raccolta viene effettuata a mano, quando la quasi totalità dei baccelli è maturo; la pianta viene estirpata e lasciata essiccare sul terreno per qualche giorno; successivamente, viene raccolta, trasportata sull'aia e sgranata artigianalmente; il prodotto così ottenuto, viene liberato dalle impurità (residui colturali, terreno ecc.) e trasportato in azienda, dove si effettua una ulteriore pulizia ed una calibratura del seme (operazione fondamentale per ottenere lotti omogenei).
Generalmente la coltura avviene in piccoli orti familiari, consociata a colture quali il mais; la semina viene effettuata a mano nel mese di Maggio, inizio Giugno, a postarelle. La sgranatura avviene dopo la completa essiccazione dei baccelli sulla pianta e quindi per 2-3 giorni su teloni, al sole. Quindi avviene la battitura con bastoni di legno e la successiva esposizione alla ventilazione naturale per allontanare i residui di baccelli. I semi vengono essiccati all'aria; la conservazione avviene in sacchetti di tela o lino, in luoghi freschi e ventilati. I materiali e le attrezzature utilizzati per la coltivazione sono molto semplici e rudimentali tipicamente presenti nell'agro-tecnica locale.
La coltivazione è costantemente presente nell'area da almeno 200 anni; la tecnica colturale è quella tradizionale di tutta l'area appenninica.
Non sono stati trovati documenti circa la datazione della prima introduzione in zona della coltivazione, però esiste materiale per affermare che questi legumi sono presenti in queste aree da oltre 200 anni. È stato ampiamente verificato che questo legume, coltivato in questo ambiente (sopra i 700 m.s.m.), acquisisce particolare sapidità ed è particolarmente predisposto per la cottura.