Anno 2009
A cura del Laboratorio Fitopatologico Regionale
Questo microrganismo, unica specie isolata nei tessuti infetti delle piante colpite, è la principale causa del Mal dell’inchiostro del Castagno e la sua pericolosità è andata aumentando in maniera considerevole negli ultimi anni.
La malattia colpisce piante di tutte le età, anche quelle molto vigorose, provoca rallentamento della vegetazione e gli individui colpiti presentano una chioma molto più rada per la filloptosi anticipata rispetto a quella delle piante sane, le foglie sono più piccole e clorotiche, le branche appaiono raccorciate. La fruttificazione è concentrata alla sommità della chioma ed è costituita da ricci più piccoli del normale che possono permanere sull’albero anche nel periodo invernale.
Asportando la corteccia alla base del fusto dei castagni e delle ceppaie colpite dalla malattia, viene osservata la necrosi del cambio (vedi foto), che dal colletto sale al di sopra del livello del suolo con lembi a forma di triangolo acuto quasi a sembrare delle “fiammate”, che si estendono anche sulle grosse radici.
La penetrazione del fungo avviene attraverso le ferite all'altezza del colletto della pianta o alla base delle grosse radici, ma anche sull'apice delle radichette assorbenti, e da qui, invadendo i tessuti, il patogeno si diffonde sull'apparato radicale, ed è per questo motivo che le piante colpite possono morire nell’arco di due o tre anni.
Gli attacchi della malattia si verificano con maggior facilità su quei
castagneti situati in luoghi umidi, piuttosto declivi ove scorre l'acqua o
in conche ove essa può raccogliersi per un certo tempo, l'umidità è uno
dei fattori che più influiscono sulla malattia; su cedui invecchiati
non sottoposti a regolare taglio, su impianti abbandonati o poco curati, in
castagneti sottoposti a drastiche potature per contrastare l’incidenza
del cancro della corteccia, così come è avvenuto nei castagneti
situati nel monte Faito.
La diffusione avviene tramite oospore o zoosporangi che liberano propagoli
mobili che, attraverso l’acqua nel terreno, passano da una pianta malata
a una sana.
La P. cambivora presenta scarsa resistenza ai periodi troppo siccitosi o freddi in quanto non produce facilmente organi di conservazione. La produzione di zoosporangi è rilevante, invece, nei periodi primaverili e autunnali con abbondanti piogge. Durante questi periodi il fungo si diffonde lungo le vie di scorrimento dell’acqua. I mezzi di diffusione passiva della malattia sono rappresentati da macchine di lavorazione e raccolta dei prodotti del castagneto, l’uomo e gli animali.
Contro il "Mal dell'inchiostro" non sono ancora
disponibili metodi di difesa realmente efficaci: alla comparsa dei primi sintomi
della malattia si può intervenire con energiche potature e capitozzature
per ridurre la chioma e stimolare le radici a produrre nuovi elementi radicali,
si possono mettere a nudo prima dell’inverno, il colletto e le radici
più grosse,
laddove è possibile le parti scoperte, la zona circostante e le piante
vicine devono essere irrorate con ossicloruro di rame e poltiglia bordolese
al 5%.
Importanti risultano anche gli interventi tesi a migliorare il drenaggio del
suolo ed eliminare i ristagni idrici. Si ricorda di effettuare la rimozione
delle piante e delle ceppaie infette, trattando l’area interessata e
le piante vicine con rameici e scavando fosse di separazione tra zone colpite
e quelle limitrofe