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Monitore fitosanitario

Anno 2009

A cura del Laboratorio Fitopatologico Regionale

Nel campo della consulenza fitosanitaria nell’anno 2009 sono emerse alcune problematiche particolarmente rilevanti in vari settori.

A causa dell’andamento climatico, piuttosto piovoso nel periodo invernale e primaverile, c’è stata una recrudescenza, rispetto agli anni precedenti, di attacchi fungini del tipo ficomiceti su diverse specie vegetali. In particolare danni maggiori si sono avuti su castagno (vai all’articolo), sulle palme e sui frutti di limone (vedi foto). Sono stati rinvenuti dei focolai di infezione nei castagneti del salernitano a San Cipriano Picentino, nel napoletano su Monte Faito e nel casertano. Rispetto ai dati dei monitoraggi realizzati attraverso il programma operativo multiregionale P.O.M. la malattia risulterebbe espandersi in nuovi areali.

Da alcuni anni si assiste ad un incremento dei danni sulle coltivazioni orticole e floricole provocati da nematodi, probabilmente dovuto all’eccessivo sfruttamento del terreno, alla monocoltura e/o alla minore possibilità di utilizzare prodotti fitosanitari a grosso impatto ambientale. Le aziende della Piana del Sele (vai alla cartina) che seguono i piani agro-ambientali e quindi utilizzano i disciplinari di lotta integrata, hanno richiesto al Laboratorio Fitopatologico la consulenza relativa a specifiche indagini per la ricerca nei loro terreni di nematodi fitoparassiti, in quanto le loro coltivazioni ortive, negli ultimi anni, hanno risentito dei danni causati da questi parassiti. I risultati ottenuti hanno evidenziato una situazione preoccupante poiché su 62 aziende analizzate ben 52 (circa il 90%) erano interessate a problemi di Meloidogyne sp. (vai all’articolo) con una carica nematica, calcolata su 100gr di terreno, variabile tra 1 a 300 con una valore medio di 34, anche se si è verificato un caso in cui l'attacco era talmente forte da trovare 2700 larve in 100 gr di terreno. Laddove è stato possibile, per la presenza nei campioni di terreno anche di porzioni di radici, si potuto individuare la specie, che risulta essere M. arenaria.

Nell’ambito del progetto di Ricerca Interregionale “Il mal dell’esca della vite: interventi di ricerca e sperimentazione per il contenimento della malattia” avviato già dal 2004, si sono annualmente realizzati  monitoraggi sulla coltura. Tale progetto è nato dalla necessità di frenare i responsabili di questa patologia, che ha sempre apportato grossi danni nei comparto viticolo del nord e centro Italia. Dai dati emersi nel nostro territorio, mentre negli anni scorsi il complesso dell’esca (vai all’articolo) era presente in modo sporadico, negli ultimi anni si sta evidenziando un forte incremento in particolare delle “venature brune delle barbatelle”; pertanto si ritiene necessario controllare il materiale di propagazione che deve essere sempre sano e certificato.

In alcune specie forestali infine si verifica una progressiva perdita delle piante a causa di una cattiva gestione del loro habitat. In diverse occasioni sono arrivate richieste di diagnosi per alcune pinete a Napoli, presso l’Ospedale Cardarelli e presso la Mostra d’Oltremare in cui si lamentava il deperimento di gruppi di piante nell’arco di breve tempo. In entrambi i casi si metteva in evidenza il fatto che queste piante non si trovavano in condizioni ambientali e colturali ottimali per la loro vita, per la mancanza di terreno sufficiente o perché poco arieggiate. Altre zone interessate, già da diversi anni sono il parco del Vesuvio nel comune di Trecase, Anacapri, Mondragone e Castelvolturno. Dalle analisi effettuate si è dimostrata la presenza massiccia di parassiti coleotteri corticicoli (vai all’articolo).