Nel mese di Maggio 2015 è stato acclarato un attacco di Cydalima perspectalis (Walker, 1859), specie conosciuta come piralide del bosso, in provincia di Avellino: si tratta del primo ritrovamento del parassita in Campania. Sono state ritrovate siepi infestate sia in un giardino privato sia in un'area pubblica. Il lepidottero è originario dell'ambiente asiatico, particolarmente dannoso alle specie vegetali appartenenti alle Buxacee, tra cui il comunissimo bosso europeo (B. sempervirens), il bosso cinese (B. sinica) il bosso giapponese (B. microphylla) e Pachysandra terminalis. In Asia si ritrova anche su Ilex purpurea della famiglia delle Aquifoliacee e su Eonymus japonicus e Eonymus alata della famiglia delle Celestracee.
La specie è stata segnalata ufficialmente per la prima volta in Europa nel maggio 2007 in Germania e si è diffusa in Europa verosimilmente seguendo il commercio di piante infestate. In Italia è stata segnalata ufficialmente per la prima volta nel 2011 in Lombardia, in provincia di Como.
L'adulto è una farfalla di medie dimensioni dall'apertura alare di 25-35 mm, lunga 15-18 mm, dal colore del corpo tipicamente bianco e ali ornate in marrone. Esiste anche la variante melanica con ali brune. L'insetto depone alla pagina inferiore delle foglie uova gialle embricate in oviplacche di circa 5-20 uova sovrapposte.
Le larve mature, lunghe fino a 5 cm, sono di colore verde pallido con due bande alterne sfumate di giallo e di verde con coppie di verruche pilifere nere. Il capo è nero lucido con disegno a forma di ipsilon biancastro. Sverna come larva protetta da un bozzolo di natura sericea nella vegetazione del bosso e riprende l'attività nel mese di aprile. Produce crisalidi nella seconda decade di maggio.
Gli adulti della prima generazione volano a fine maggio-primi di giugno. Secondo le conoscenze più accreditate, in Italia come in Cina sembra che compia dalle 2 alle 3 generazioni all'anno (ma non mancano casi anche di segnalazioni di 4 generazioni), con 6 -7 stadi larvali, con sovrapposizione di adulti, uova e larve di diversa età e crisalidi.
I danni sono provocati dall'attività alimentare delle larve nei primi stadi di sviluppo e consistono in erosioni della pagina superiore, incisioni e tagli delle foglie. Le siepi infestate appaiano scheletrizzate, spoglie e disseccate; il colore vira rapidamente dal verde intenso all'ocraceo. Le piante colpite risultano imbrattate da intrecci di fili sericei e deiezioni che ne deturpano l'aspetto.
La lotta è difficile da eseguirsi perché spesso le siepi di bosso sono collocate in ambienti frequentati dal pubblico in tutte le ore della giornata e la sovrapposizione di diversi stadi di sviluppo dell'insetto rende necessario più interventi in successione.
La strategia vincente consiste nel seguire attentamente il ciclo biologico dell'insetto con l'impiego di trappole luminose (UV) e a feromoni. Una difesa efficace deve puntare sul corretto posizionamento dei trattamenti fitosanitari, tenendo conto, comunque, che il più delle volte si opera in ambito urbano dove ci sono forti limitazioni all'uso di prodotti fitosanitari.
Il primo trattamento, quello più importante, va eseguito in corrispondenza della ripresa dell'attività trofica delle larve con preparati larvicidi a basso impatto ambientale, tipo Bacillus thuringiensis var. Kurstaki, intervento da ripetere dopo circa 10 giorni, cercando di bagnare bene la vegetazione, anche quella più interna della siepe