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Nuove disposizioni amministrative sul tartufo in Campania

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tartufo bianco

Il tartufo in Campania rappresenta una risorsa di crescente importanza strategica per l'economia di ampi territori, soprattutto montani, ma non solo. I dati statistici, ritenuti dagli esperti poco veritieri perché sottostimati, riportano una produzione regionale di 1.500-2.000 quintali di prodotto annuo per un valore di 5-6 milioni di euro. In realtà, tale rilevamento tiene conto solo delle aree tradizionali di raccolta, mentre oggi il tartufo è raccolto in tanti altri territori, dal beneventano, al casertano fino al basso salernitano. E' ipotizzabile infatti una produzione annua di almeno 3 mila quintali.

In Campania sono presenti numerose specie di tartufi, tra i quali il più diffuso e famoso è il Tuber mesentericum, detto anche "Tartufo di Bagnoli Irpino", dal nome del comune irpino ove da secoli si è andata sviluppata una vera e propria cultura intorno a tale risorsa. Il tartufo in Campania trova infatti il suo habitat naturale più favorevole nell'area montana del Termino-Cervialto, dei Picentini (compresa l'area di Colliano e del Monte Marzano), ma anche sui rilievi che circondano il Vallo di Diano e sul Partenio. Discorso a parte per il "bianchetto", presente in discrete quantità lungo il litorale domizio e in quello del Sele fino a Capaccio Paestum.

L'importanza che il comparto va assumendo deriva anche dall'indotto che esso è capace di generare e che vede sviluppare, finalmente, anche in Campania, i primi insediamenti imprenditoriali di commercializzazione e trasformazione del prodotto e dei suoi derivati.

La presenza del tartufo bianco pregiato, in aree appenniniche del beneventano, irpinia ed alto casertano, potrebbe agevolare ulteriori iniziative imprenditoriali in grado di valorizzare in loco questa preziosa risorsa che, al momento, trova come unici beneficiari intermediari e commercianti dell'Italia settentrionale. 

Gli aspetti normativi ed amministrativi

La Legge quadro in materia è tuttora la n. 752/1985, recepita da tutte le Regioni italiane che hanno provveduto soprattutto a regolare la raccolta sui propri territori. E' maturata, però, nel tempo una generale consapevolezza di dover aggiornare la norma nazionale, anche a seguito della crescita di un settore che annovera circa 200.000 raccoglitori ufficiali. Nelle legislature parlamentari che si sono succedute a partire dagli anni '90, sono state presentate numerose proposte con l'intento di completare e migliorare la norma quadro del settore. E' necessario, infatti, garantire la tracciabilità del prodotto, che può conferire valore aggiunto in quanto verrebbe valorizzato il territorio da dove esso proviene (il mercato del tartufo in Italia è sottoposto alla concorrenza dei prodotti di importazione da Paesi extracomunitari come la Cina, il Marocco, i Paesi balcanici, ecc). Come pure va fatta chiarezza sulla trasformazione del prodotto (aromatizzazione artificiale, diciture in etichetta, garanzie sanitarie per i consumatori, ecc.) e sugli aspetti fiscali, per la enorme elusione ed evasione che si riscontra lungo tutta la filiera.

In Campania, la materia è normata dalla LR n. 13/2006, modificata dalla LR n. 9/2011, e dai rispettivi Regolamenti attuativi del 2007 e del 2012. Le norme si riferiscono soprattutto alla disciplina della raccolta e commercializzazione dei tartufi e alla relativa autorizzazione rilasciata dagli Enti delegati (le Province) e al sistema sanzionatorio correlato.

A seguito della L.R. 9 novembre 2015 n. 14 "Disposizioni sul riordino delle funzioni amministrative non fondamentali delle Province in attuazione delle leggi n. 56/2014 e n. 190/2014" (art. 3, comma 1), le funzioni non riconducibili a quelle fondamentali delle Province, tra cui l'agricoltura, la caccia e la pesca, sono state riallocate in Regione. La Giunta Regionale, con propria deliberazione n. 616 del 30/11/2015, ha pertanto approvato l'individuazione delle materie e dei servizi specifici riconducibili alle funzioni non fondamentali delle Province e della Città Metropolitana oggetto di riordino. Tra le attività inserite nell'elenco allegato alla suddetta DGR 616/2015 rientra anche quella prevista dalle normative regionali in materia di tartufi, ai sensi della L.R. n. 13/2006 e ss.mm.ii. 

Con la successiva delibera n. 212/2016 si è provveduto ad affidare l'attuazione delle funzioni oggetto di riordino e delle attività e servizi ad esse riconducibili alle Direzioni regionali competenti per materia.

La Direzione Generale Politiche Agricole e Forestali, in sede di prima applicazione,  anche al fine di evitare l'interruzione dei servizi previsti agli utenti dalla LR 13/2006, ha provveduto  ad assegnare a ciascuna delle Unità Dirigenziali provinciali-territoriali la competenza all'espletamento delle citate attività (autorizzazioni alla raccolta dei tartufi), nel rispetto delle stesse modalità e delle stesse ripartizioni territoriali sinora esistenti.

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