Servizio Fitosanitario Regionale

Megaplatypus mutatus


Megaplatypus mutatus

Il Megaplatypus mutatus Chapuis o Platypus sulcatus Chapuis è un coleottero appartenente alla famiglia Platypodidae originario del Sudamerica dove è conosciuto anche con il nome volgare di “taladrillo grande delle forestali” e in Uruguay anche come “taladrillo del pero”. Dall’anno 2000 è stata segnalata la sua presenza anche in Europa ed in particolare in alcune aree del casertano, su diverse essenze frutticole e forestali, dove sono state riscontrate perforazioni del tronco e debilitazione delle piante.

Il parassita

Il Megaplatypus mutatus (Chapuis, 1865) è un coleottero appartenente alla famiglia Curculionidae, sottofamiglia Platypodinae che annovera circa 1500 specie di origine prevalentemente tropicale. L’areale di origine del coleottero in questione è quello del Sudamerica: Venezuela, Perù, Bolivia, Guyana Francese, Uruguay, Paraguay, Argentina e Brasile (Schedl, 1972). L’adulto di M. mutatus presenta un caratteristico corpo cilindrico, lungo 7,5-9 mm e largo 3 mm.  Gli adulti sono alati anche se sembra che non siano in grado di allontanarsi molto dal luogo dello sfarfallamento. Gli adulti di M. mutatus, come gli altri Platypodinae, quando colonizzano un nuovo albero scavano gallerie nel legno e diffondono nelle stesse le spore del fungo simbiotico Raffaellea santoroi Von Arx (conosciuto anche come "ambrosia"). Il fungo si sviluppa sulle pareti delle gallerie e rappresenta il cibo principale delle larve. In linea di massima l’attacco avviene su piante adulte, dal diametro del fusto di almeno 15 cm, con danni che si manifestano attraverso la presenza di numerosi fori sul tronco e sulle branche principali. I fori praticati dal coleottero hanno un diametro di circa 3 mm, pari alle dimensioni trasversali dell'insetto. Questi insetti debilitano fortemente le piante a causa delle notevoli estensioni delle gallerie scavate dagli adulti e dalle larve, compromettendone la vitalità, la stabilità ed il valore commerciale del legno. Al fine di acquisire maggiori conoscenze bioetologiche del parassita, soprattutto per quanto concerne il suo successo riproduttivo sulle diverse specie ospiti, nonché la messa a punto di una strategia di lotta attraverso l’uso di feromoni, da alcuni anni è stata attivata una stretta collaborazione scientifica tra ricercatori argentini ed italiani.

Diffusione in Italia

Il M. mutatus è stato segnalato per la prima volta in Europa nell’anno 2000 in alcuni pioppeti della provincia di Caserta: Vairano Patenora, Riardo, Caianiello, Pietravairano e Pietramelara  (Tremblay et al., 2000). Si suppone che l’introduzione del parassita sia avvenuta nel 1997 mediante importazioni di legname di pioppo proveniente dall’Argentina attraverso un porto del centro–nord Italia.

Nel 2002, nella stessa zona, l’insetto è stato segnalato su ciliegio, melo e pero ma i maggiori danni sono stati rilevati sulla coltura del nocciolo nel comune di Teano (Carella e Spigno, 2002).
Dal 2003, il Servizio fitosanitario regionale ha attivato un sistematico monitoraggio del parassita in tutta la regione che ha permesso di accertare che l’infestazione è ancora localizzata unicamente nella provincia di Caserta e, all’anno 2009, interessa 14 comuni.

Specie ospiti

Il M. mutatus, a differenza degli altri Platypodinae,attacca unicamente piante vive ed è estremamente polifago. Infatti, nell’areale del casertano è stata verificata la presenza del parassita su pioppo, quercia, pero, nocciolo, eucalipto, noce, pesco, albicocco, melo, quercia, gelso, fico, robinia e castagno.
Da studi sull’etologia dell’insetto realizzati in Campania si è rilevato che l’insetto non  riesce a completare il ciclo su tutte le specie sopra indicate ma solo su alcune di esse; nell’anno 2007 si è osservata la fuoriuscita di nuovi adulti su pioppo, nocciolo e melo. Su altre specie vegetali, come nel caso del ciliegio, pur osservando un gran numero di fori di penetrazione, le gallerie dell’insetto rimangono superficiali, limitate a pochi centimetri, e risultano non attive.

Danni

Il danno causato da M. mutatus negli arboreti da legno è legato alla perdita della qualità del legname indotta dalla notevole estensione nonché dal calibro delle gallerie. Tali gallerie trovandosi sullo stesso piano orizzontale possono essere anche causa della rottura del tronco in occasione di temporali o forti venti, specialmente per il pioppo. Sulle colture da legno il danno risulta essere di tipo meccanico ed estetico in quanto il fungo simbionte provoca macchie scure intorno alle gallerie e di conseguenza il legno non soddisfa i requisiti qualitativi richiesti dall'industria del compensato e del tavolame. Tale legname può essere destinato prevalentemente per la pasta di cellulosa o per ardere. Per quanto concerne i danni provocati sulla coltura del pioppo, studi sudamericani hanno evidenziato che con una percentuale del 3% di piante attaccate in campo, a fine turno, si può arrivare sul legno lavorato ad un danno dell’80%. Gli alberi da frutto sono indeboliti dalle gallerie che possono indurre una sensibile riduzione della produzione dei frutti. In casi estremi si può arrivare alla morte delle piante.

I mezzi di diffusione del parassita

La diffusione del M. mutatus, può avvenire attraverso lo spostamento naturale attuato con il proprio volo, che peraltro si ritiene piuttosto limitato. L’introduzione dell’insetto in nuovi areali può avvenire attraverso la movimentazione di materiali d'impianto, tronchi, segati o imballaggi di legno infestati; non si ritiene, invece adatto alla diffusione del parassita il materiale legnoso cippato o triturato.

- I materiali d'impianto possono essere considerati potenziali mezzi di diffusione di M. mutatus solo quando le piante hanno un diametro del tronco superiore ai 15 cm. Ciò restringe notevolmente il campo del rischio alle piante ornamentali di grosse dimensioni, che vengono di solito sottoposte in vivaio a frequenti trattamenti insetticidi, che limitano le possibilità di infestazione. La movimentazione di questo tipo di piante, se infestate da M. mutatus, offre buone probabilità di sopravvivenza durante il trasporto, perché il parassita può compiere indisturbato l'intero ciclo di sviluppo all'interno delle piante vive.

- Anche i tronchi offrono al parassita buone possibilità di sopravvivenza durante il trasporto anche se le forme giovanili dell’insetto sono molto sensibili alle variazioni di umidità del legno ed è pertanto possibile solo la sopravvivenza di forme quasi mature o adulte. I tronchi, una volta a destinazione, di solito non vengono utilizzati immediatamente ma vengono accatastati in piazzali per essere lavorati successivamente ed è possibile, pertanto, lo sfarfallamento di adulti che possono infestare piante vive situate nelle immediate vicinanze. Dal punto di vista della gestione del rischio, sono accorgimenti efficaci, per quanto non privi di implicazioni economiche, limitare il trasporto ai soli tronchi provenienti da zone indenni dal parassita oppure sottoporre i tronchi a un trattamento di fumigazione, oppure di kiln-drying, oppure di impregnazione chimica sotto pressione. I trattamenti alle piante durante la coltivazione offrono un minor livello di protezione.

- I segati rispetto ai tronchi vanno incontro a rapide modificazioni del loro contenuto di umidità. Per questo motivo le probabilità di sopravvivenza del parassita al loro interno sono inferiori, quasi nulle per le forme larvali più giovani.

- Le possibilità di trasporto di M. mutatus all'interno di imballaggi di legno grezzo sono paragonabili a quelle dei segati, ma la loro introduzione e circolazione all'interno dell'UE è condizionata dall'applicazione delle misure previste dall'ISPM 15 (trattamento termico ad alta temperatura o fumigazione con bromuro di metile), che sono sufficienti ad eliminare il rischio di trasporto dell’insetto.

Interventi di difesa

La lotta si presenta molto problematica per la scalarità degli sfarfallamenti e quindi degli attacchi e per la scarsa vulnerabilità degli adulti in gran parte responsabili del danno. Bisogna, inoltre, tenere presente che allo stato attuale non esiste alcun prodotto fitosanitario registrato contro tale insetto.
Speranze sono riposte nella strategia di cattura massale delle femmine utilizzando il feromone di attrazione del maschio, che è in fase di studio ma attualmente non ancora disponibile.

Azioni poste in essere dalla Regione Campania

Dall’anno 2007 la Regione Campania ha attivato una collaborazione scientifica con il “Centre de Investigaciones de Plagas e Insecticidas” di Buenos Aires – Argentina, nonchè con il Dipartimento di Entomologia dell’Università degli Studi di Napoli – Federico II – Facoltà di Agraria di Portici. Nei diversi anni l’attività di monitoraggio ha permesso di individuare le specie ospiti, di migliorare le conoscenze dell’area di diffusione del parassita e di iniziare a conoscere le interazioni con il clima e con l’ambiente colturale campano. Durante gli anni 2007 e 2008 sono stati effettuati controlli periodici in campo dove sono state installate trappole per il monitoraggio e la cattura massale utilizzando specifici feromoni  (+)-sulcatol e sulcatone. Nel contempo è stata saggiata la capacità di rilascio dei feromoni posti in  diversi polimeri. Le catture sono state confrontate con quelle effettuate con barattolini posti proprio sui fori di sfarfallamento.