Tartufi e tartuficoltura

Le normative vigenti


tarufi biabchi del matese

La legge 16 dicembre 1985, n. 752, "Normativa quadro in materia di raccolta, coltivazione e commercio dei tartufi freschi o conservati destinati al consumo", in seguito all'incremento della raccolta e al diffondersi di pratiche non eco-compatibili, ha inteso regolare per la prima volta in Italia la raccolta dei tartufi. Tale norma quadro, in particolare, ha demandato alle Regioni la potestà di regolare la raccolta sui propri territorio, stabilendo, nel contempo, alcune regole comuni a livello nazionale.

Successivamente al varo delle normative regionali, è andata crescendo la consapevolezza di dover aggiornare la 752/85, sia per la nuova ripartizione delle competenze tra lo Stato e le Regioni in materia agricola e di tutela dell'ecosistema, operata con la riforma del titolo V della parte seconda della Costituzione, sia dal punto di vista fiscale. Tale necessità di aggiornamento della norma è stato determinato anche dalla crescita di un settore che annovera circa 200.000 raccoglitori ufficiali di tartufi, dei quali il 5 per cento proviene dal mondo agricolo, il 20 per cento svolge attività di ricerca individualmente e il restante 75 per cento appartiene alle più svariate categorie economiche.

Pertanto, in tutte le legislature che si sono succedute a partire dagli anni '90, sono state presentate numerose proposte di legge parlamentare con l'intento di completare e perfezionare la norma quadro del settore.

Per la verità, la legge Finanziaria del 2005 (l. 30 dicembre 2004, n. 311) è intervenuta sulla materia, con uno specifico comma del maxiarticolo 1, modificando la disciplina riguardante l'acquisto del tartufo fresco e la relativa commercializzazione ed eliminando l'obbligo di indicare nella fattura il luogo di provenienza e l'acquirente. Ma da molti, tale disposizione, non consentendo più la tracciabilità del prodotto, è ritenuta lesiva del diritto per i consumatori di conoscere la provenienza del prodotto e inoltre non conferisce valore aggiunto al prodotto. è importante evidenziare, a questo proposito, che il mercato del tartufo in Italia è sottoposto alla concorrenza dei prodotti di importazione dai Paesi comunitari ed extraeuropei (come la Cina, il Marocco, la Romania, l'ex-Jugoslavia, ecc) e di conseguenza, se non dovessero essere presi urgenti interventi legislativi al riguardo, potremmo tranquillamente trovare sulle nostre tavole tartufi cinesi o del nord Africa, commercializzati come tartufi italiani.

Necessita quindi un urgente intervento legislativo, anche al fine di estendere la base imponibile riducendo l'elusione e l'evasione fiscale, molto spesso denunciate nel settore. Una norma, quindi, che consenta di tutelare la nostra produzione, di promuovere un'integrazione sempre più forte tra prodotto e territorio, di garantire il consumatore, di far emergere il sommerso del settore e di valorizzare una figura emblematica nella filiera del tartufo, rappresentata dal "tartufaio", che la normativa vigente, di fatto, non considera a sufficienza.

In questa sezione del sito si riportano anche: la norma regionale di recepimento in Campania della 752/85 (la LR n. 13/2006) e il Regolamento regionale di attuazione della stessa, entrambi i quali, anch’essi, necessiterebbero di un aggiornamento legislativo in alcune disposizioni chiave, soprattutto al fine di valorizzare una risorsa che è divenuta rilevante per molti territori delle aree interne della regione.

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